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È domenica e, come fortuna vuole, ancora una volta torniamo a immergerci nel Parco del Matese. Questa volta la tappa che ci aspetta è la vetta della Gallinola. Con i suoi 1923 metri sul livello del mare, è la montagna più alta della Campania e seconda vetta dell’intero massiccio del Matese. Una conformazione carsica che sui due versanti si mostra con vesti diverse, elegante e sinuosa a sud, con una finestra sul lago matesino, spoglia e aspra a nord.Giunti al parcheggio forzato lungo la statale, a causa delle nevicate precedenti che ne hanno impedito la circolazione, ci incamminiamo su un manto nevoso, ghiacciato dall’aria gelida dell’alba. Ad ogni passo, sentiamo gli scarponi strofinare il ghiaccio che intanto rallenta il passo. Avanziamo qualche chilometro mentre i primi raggi del sole iniziano a scaldare quell’aria. Della neve cade dai rami dei faggi ai lati, ormai spogli, altra si scioglie e gocciola a terra. Il paesaggio invernale, di frontiera rispetto alle città, avvolto nel silenzio, ha il fascino dello sguardo di una donna che si cela dietro un velo. Restiamo in silenzio mentre avanziamo, accompagnati da Asia, un pastore tedesco di due anni, alla sua “prima sulla neve”, e dal fracasso del suo rotolarsi in quel bianco fitto.

Imbocchiamo il sentiero sulla sinistra, abbandonando la statale, quando il sole è alto a sufficienza per riscaldarci a sufficienza. Pronti e con le gambe calde iniziamo a salire la cresta sud che affaccia sul Lago Matese, dopo aver attraversato una piccola valle in quota con un vecchio riparo di qualche pastore. Prendiamo in poco tempo il ritmo giusto a salire e non arranchiamo per una buona ora, ovvero quando, attraversato il primo colle, ci ritroviamo davanti ad un nevaio gelato, formatosi sulla spalla di rocce che conduce su una dorsale che ci porterà sino alla vetta.
Qui il piede si fa pesante, dovendo colpire più forte il ghiaccio per farsi spazio e spingere verso l’alto, e più volte quel appoggio tradisce facendoci scivolare anche di qualche metro. È una giornata pazzesca, il sole alto del mattino dà felicità, e lo spirito rinsavisce nonostante il sacrificio necessario che serve a raggiungere una meta più lontana, ma meravigliosa.

Tutti sappiamo dove quel sentiero ci condurrà, ed è proprio questa consapevolezza che ci porta in vetta. Lo sentiamo e non appena arriviamo in cima il tempo rallenta e la fatica svanisce, mentre ci affacciamo sul Matese, circondato da tutto gruppo appenninico. Dalle Mainarde molisane, alla Majella, dal Velino, sino al Gran Sasso, con il Corno Grande che svetta su un intero muro di roccia ricoperto sulle cime dalla neve. La vetta della Gallinola offre un panorama che mozza il fiato in gola, lasciandoci girare su noi stessi per evitare che la bellezza crei vertigini.

La natura non fa che mostrarci quanto siamo piccoli al suo cospetto.

Emanuele RepolaHikers Adventures

Abbiamo aspettato qualche minuto prima di mangiare qualcosa, ancora stupefatti da quel mondo in cui ci troviamo. E una volta saziato lo spirito con il solito rosso, abbiamo continuato a rallentare il tempo, assaporando ogni istante del tempo che c’è concesso. Il vento sta raffreddando l’aria, ma non abbastanza da impedire al sole di sciogliere il poco ghiaccio rimasto a terra, al punto da richiedere maggior prudenza in discesa, a causa delle continue distrazioni “da meraviglia” con i continui affacci sul Lago.

Ricorderemo a lungo questo giorno, tra le vette innevate di un nuovo inverno sul Matese.

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